Carte Semiotiche è una rivista di semiotica e teoria dell’immagine a carattere internazionale e interdisciplinare, incentrata sulle immagini e i loro modi di produzione del senso. La rivista vuole essere un luogo di riflessione per accogliere e incoraggiare la pluralità di punti di vista sulla dimensione visiva e sensibile dei linguaggi e degli oggetti culturali. I suoi volumi a carattere monografico, ad uscita annuale, sviluppano ognuno un focus teorico che convoglia distinte tradizioni accademiche e ospita i contributi sia di giovani ricercatori che di studiosi affermati. Carte Semiotiche privilegia l’orientamento al testo e alla dimensione analitica della ricerca, nella convinzione che l’analisi testuale sia lo strumento più utile per il confronto tra i diversi approcci disciplinari, oltre che per un’elaborazione teorica efficace e rispettosa della singolarità e densità degli oggetti con cui si confronta.
CALL FOR PAPERS CARTE SEMIOTICHE, ANNALI 10
Silver Age. Nuove culture della vecchiaia
a cura di Mauro Portello e Maria Pia Pozzato
Uno dei fenomeni più evidenti e pervasivi del nostro tempo è l’invecchiamento della popolazione. La pressione del dato demografico globale si configura ormai come uno dei molti aspetti cataclismatici della nostra epoca. Si può parlare di diverse demografie (occidentali, asiatiche, africane) che impongono diverse dinamiche su scala variabile. Laddove la scienza ha esteso l’arco temporale della vita, la “produzione” di vecchiaia è aumentata così tanto da mettere in difficoltà i sistemi di welfare. E tuttavia non sembra che vi sia stata una elaborazione culturale adeguata ma che sussista piuttosto il bisogno crescente di una nuova narrazione, frutto di un nuovo immaginario. Alcuni sembrano scegliere Platone (la vecchiaia è saggia e preziosa), altri Aristotele (la vecchiaia è un inutile fardello). Ma per quanto si voglia interrogare la tradizione, il quesito assume dimensioni assolutamente inedite di fronte all’impressionante dato demografico dei nove miliardi di esseri umani che popolano oggi il pianeta. Si ragiona sulla ridefinizione dei ruoli sociali, per es. di quello dei nonni, “rifunzionalizzati” come baby sitter gratuiti e spesso cruciali, con le loro pensioni, per il mantenimento di figli e nipoti; ci si pone anche il problema della correzione del danneggiamento psico-fisico che la vecchiaia inevitabilmente comporta, con interventi di tipo medico ma anche culturale, atti a promuovere luoghi del sapere e dell’istruzione ad oltranza.
Forse una riflessione più approfondita e multilaterale sul fenomeno potrebbe aiutare a liberare le persone âgées dall’incasellamento forzato in griglie sociologiche per restituirle al naturale flusso vitale rispettoso dell’unicum individuale. Si può tornare a ragionare su un “progresso” sociale in tema di vecchiaia? Si può auspicare che l’individuo, giunto a una fase avanzata della propria vita, possa proiettarsi al di là della mera condizione biologica? La speranza è che sul dato bio-fisico possa prevalere una elaborazione culturale grazie alla quale ogni persona, anche in età, possa mantenere un proprio progetto di vita.
L’obiettivo di questo numero di Carte Semiotiche è quello di raccogliere una serie di analisi che facciano fare passi avanti alla riflessione sulla vecchiaia oggi, in un senso culturologico che affianchi, con le proprie specificità metodologiche, le considerazioni statistiche e le letture psico-sociologiche.
A questo scopo si suggeriscono quindi i seguenti possibili – ma non esclusivi – ambiti di ricerca:
L’anziano come consumatore. Data la rilevanza quantitativa del segmento âgé della società, la pubblicità si è rapidamente adeguata potenziando una comunicazione adatta a questo tipo di consumatore. Questo avviene sia in senso stilistico, attraverso un linguaggio che privilegia motivi tradizionali e soddisfa le attese del pubblico; sia attraverso una strategia mirata su settori merceologici specifici, o quanto meno graditi al consumatore/consumatrice più avanti negli anni. Si devono approntare così discorsi, che Jean-Marie Floch avrebbe probabilmente definito preferenzialmente referenziali o critici, su prodotti talvolta difficili, come fissatori per dentiere, pannoloni, farmaci per la prostata. Una serie di analisi sulla comunicazione pubblicitaria e sulle marche che ruotano attorno a questi segmenti del consumo potrebbe fornire delle indicazioni che vanno al di là di quelle inerenti a un “mercato per la vecchiaia”: poiché la comunicazione pubblicitaria poggia per definizione su ipotesi sul sociale, attraverso le analisi della comunicazione pubblicitaria avremo maggiore contezza anche delle rappresentazioni attraverso le quali la società pensa oggi la terza età.
Un altro ambito di riflessione potrebbe essere quello della politica che è indotta a ragionare su alcuni temi caldi, come ad esempio quello delle pensioni che in questi mesi, in Francia, provoca scioperi e proteste contro la riforma proposta dal governo. In termini più generali, si ragiona costantemente sulle ricadute economiche individuali (pensione), sociali (i costi della longevità), e sistemiche (welfare o abbandono?).
Un altro ambito in cui, indirettamente o direttamente, la vecchiaia viene rappresentata è quello dell’organizzazione degli spazi: case di riposo, settori dedicati delle palestre ma anche alberghi, terme, arredi urbani, sale d’aspetto, scale e ascensori di ospedali e altri di edifici pubblici e privati. Sempre più spesso, la numerosità degli utenti anziani induce a progettare una riduzione soft delle barriere architettoniche: non vere e proprie modifiche radicali, come per le persone portatrici di handicap, ma piccoli dispositivi, “agevolazioni” per una motilità meno agile, più lenta, più a rischio di cadute. Ecco, quindi, che alcune analisi potrebbero riferire di una nuova rimodulazione dello spazio pubblico o privato basata su uno schema corporeo, quello della persona in età, che ha una sua propria progettualità e una sua propria gamma di possibilità di movimento e di azione. Questo tema è connesso con quello delle tecnologie messe a punto per facilitare la vita degli anziani: pensiamo ai robot in grado di accudire persone non autosufficienti o a una forma di domotica a misura di persone con disabilità specificamente legate all’età.
Mentre in passato l’anziano/a aveva in genere un ruolo di contorno nel plot di commedie, film, serie televisive (pur con evidenti, assai note eccezioni), da un po’ di anni si assiste a un nuovo protagonismo della persona anziana in ambiti spettacolari assai diversi (televisione, teatro, cinema, musica). Sono sempre più numerosi, per esempio, i film che ruotano principalmente attorno alla cosiddetta terza età. Ma anche alcuni generi televisivi, come il talent The voice senior in cui concorrono solo cantanti over sessanta, o il docu-reality (secondo altri roadshow) Quelle brave ragazze, in cui tre donne celebri con un’età media di ottanta anni vanno in giro per il mondo, sono esempi di spettacolarizzazione della vecchiaia. I protagonisti non sono ridicolizzati come in una crudele Corrida ma mostrano di saper fare delle cose nonostante l’età, promuovendo in qualche modo l’idea che vi siano ancora delle goldenhours anche dopo moltissimi compleanni.
Si può considerare anche l’ambito delle arti visive (pittura, fotografia, video art). Se si pensa alla rappresentazione tipica della vecchiaia nella storia dell’arte, si vede che essa è puntualmente un memento mori, come nel celebre dipinto di Giorgione (Ritratto di vecchia, 1506). Mentre esempi contemporanei, come il ritratto di una regina Elisabetta già anziana dipinto da Lucian Freud nel 2001, presentano altre connotazioni, come quella del potere. Il nesso fra terza età e arte può essere studiato anche dal punto di vista della fruizione, in riferimento a visite museali e mostre che tengano particolarmente conto degli interessi e delle esigenze delle persone in età.
Molti romanzi sono stati dedicati negli ultimi vent’anni al tema della vecchiaia. In questo campo si può raccogliere un corpus veramente vasto (per citare solo una minima parte degli scrittori che si sono cimentati su questo: Philip Roth, Virginia Ironside, Benoite Groult, Adolfo Bioy Casares, Penelope Lively, Nélida Pinon, Elsa Chabrol, Arno Geiger, Michela Murgia, Mauro Covacich, Stefano Benni, Fred Vargas, ecc.); oppure si può lavorare su un corpus ristretto ma considerato, motivatamente, interessante.
Un altro aspetto più strettamente legato all’approccio antropologico e della semiotica delle culture è quello della relatività valoriale riguardo l’aging (o ageing, come vuole la grafia anglosassone) a seconda delle culture, delle aree geografiche, delle prese di posizione ideologiche. Per esempio, è evidente negli Stati Uniti un’opposizione drastica fra un modo femminista di invecchiare (capelli grigi, no make-up, abiti comodi, ecc.) e un modo “performante”, alla Jane Fonda, di farlo (ginnastica, chirurgia estetica, trucco pesante, abiti giovanili, ecc.). Anche le filosofie della decrescita portano a modelli di invecchiamento basati su piccole attività preferibilmente in aree isolate e poco urbanizzate, in comunità solidali dal punto di vista economico e assistenziale. Il vecchio ha poi una rilevanza completamente diversa a seconda degli ambiti religiosi, produttivi e in forme specifiche organizzazioni sociali (sistemi di relazioni parentali, strutture gerarchiche, ecc.). Infine, sempre inerentemente all’area dei valori profondi, si può analizzare la tematica della morte, vicina a quella della vecchiaia e diversamente correlata ad essa.
In generale possono essere analizzati poi gli stili di vita dell’anziano di oggi, e quindi le pratiche in cui è coinvolta una fetta maggioritaria della popolazione sempre più in salute e attiva nonostante l’età avanzata. Abitudini alimentari e diete(in riferimento alla terza età, cfr. Del Toma 2001); cura della persona, con gli aspetti del mantenimento, tramite cosmesi e chirurgia plastica, di standard estetici giovanili; tutto l’ambito immenso del fitness, per esempio le ginnastiche “dolci”, e dell’intrattenimento, su cui sono usciti veri propri manuali (Franchini 2002); la moda per persone agé, sempre più spesso con modelle di età avanzata che sfilano nelle passerelle più importanti o posano nei fashion shooting; infine, importantissimo, si afferma il turismo “a misura di anziano” che però ammette una serie infinita di modalità e anche di modelli impliciti di terza età, poiché va dal più tranquillo spostamento in pullman a corto raggio al trekking sulle vette del Tibet.
Tutti questi ambiti possono essere considerati singolarmente o presi in considerazione in modo configurativo, magari per proporre una tassonomia degli anziani contemporanei. Ed ecco che, per esempio possiamo avere il tipo all’antica, per il quale tutto scorre per il suo verso; o, viceversa, la vecchiaia reattiva di chi non riconosce la fase conclusiva della vita come ostacolo; o la vecchiaia da saggi, di chi pensa di essere un bene prezioso; o la vecchiaia memore, completamente piegata verso il passato; ma anche la variante dei “mattocchi” senza freni o di quella basata sulla comunità, sul mutuo soccorso. Ogni tipo di atteggiamento può essere sorretto da diverse passioni, caratterizzate per esempio dalle opposizioni ilare/mogio, sereno/addolorato, serio/ironico, sulle difensive/aperto, elegiaco/cinico, ecc. (Portello 2013).
I temi proposti sono ovviamente tutti approcciabili a partire da tipi di testualità diversi, che vanno dal dépliant turistico al tutorial di cosmesi in rete; dalla rivista patinata di moda, all’audiovisivo televisivo, o filmica, o teatrale. Oggi quasi tutto è veicolato attraverso canali multipiattaforma quindi è probabile che, per ogni tema prescelto, si debbano prendere in considerazione diversi contesti mediali, coordinati fra loro. Si possono inoltre considerare i cambiamenti relativi all’opposizione generalista vs on demand, che ha costituito una nuova libertà di fruizione. Il contesto social appare particolarmente trasversale dato che anche la fascia più anziana della popolazione fa ormai un uso diffuso di alcuni di questi social, soprattutto Facebook e Instagram, ma non solo. Senza contare che l’uso della rete può costituire in sé un oggetto di studio (che cosa offre agli anziani? Quanto è user friendly per loro? ecc.).
La redazione di Carte Semiotiche vi invita ad inviare proposte di contributo in italiano, inglese, francese o spagnolo (max. 2000 caratteri spazi inclusi o 500 parole) corredate di un breve profilo biografico (max. 10 righe) entro il 10 MAGGIO 2023 ai seguenti indirizzi: mariapia.pozzato@unibo.it; mauroportello@gmail.com e cartesemiotiche@semio-cross.it
Contributi in italiano, inglese, francese, spagnolo
Indicazioni operative
Lunghezza abstract: max. 2000 caratteri spazi inclusi (circa 500 parole).
L’abstract dovrà riportare le indicazioni di una bibliografia minima di riferimento.
Lunghezza articoli: max. 40.000 caratteri spazi inclusi (circa 8000 parole)
Immagini: b/n in corpo testo e a colori in file separato (jpeg, png, risoluzione almeno 1500 pixel nel lato maggiore)
Termine consegna abstract: 10 MAGGIO 2023 > 30 MAGGIO 2023
Data comunicazione accettazione proposte: 20 MAGGIO 2023 > 10 GIUGNO 2023
Termine consegna contributi selezionati: 10 SETTEMBRE 2023 > 30 SETTEMBRE 2023
Fine del processo di revisione: OTTOBRE 2023 > NOVEMBRE 2023
Data prevista di uscita del volume: DICEMBRE 2023 > GENNAIO 2024
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